martedì 22 febbraio 2011

'U giganti e a gigantissa' :la leggenda di Mata e Grifone

La leggenda narra che la citta' di Messina fu fondata intorno all'anno 1000 dai due giganti Mata e Grifone.
Con esattezza si racconta che  intorno all'anno 965,la valorosa Messina era uno dei pochi baluardi siciliani che resisteva all'occupazione saracena, il moro Hassam Ibn-Hammar approdò sulla costa nord messinese per saccheggiare e devastare e conquistare i paesi in quel luogo.
Hassam Ibn-Hammar sbarcò con cinquanta seguaci dalle parti di Rometta che  al tempo, era sotto dominazione Mussulmana, e  fu guidato attraverso passaggi che gli consentirono l’arrivo a Messina eludendo i controlli e le difese Messinesi.

                                                   Rometta panorama di porta Messina


                                                  Rometta resti di porta Messina 

Hassam prese possesso di quelle zone che oggi sono conosciute come Camaro e Dinnamare, nomi che sembrano infatti ricordare il cognome del gigante della leggenda(Ibn-Hammar).

                                              Antica incisione di una veduta della citta' di Messina

Trovandosi lontano delle sorveglianze armate, Hassam ed i suoi seguaci si dedicarono pienamente al saccheggio e a violenze varie diventando un incubo anche per i borghi limitrofi. Dopo ogni saccheggio Hassam faceva sparire le sue tracce tra i monti Peloritani dove nessuno aveva coraggio di cercarlo.



Durante una di queste razzie , il moro si innamorò perdutamente di una ragazza di nome Marta,che nel nostro dialetto si pronuncia Matta o Mata. La ragazza era figlia di Cosimo II di Coltellaccio ricco signorotto locale di nobile casata il cui stemma era uno dei tre castelli rappresentati nella’antico stemma Messinese che copriva la zona tra Montepiselli e Camaro. Lei fervente cristiana era anche una bellissima ragazza dalla carnagione bianca e dai capelli corvini dal portamento dignitoso e come Hassam di grande statura.
Hassam se ne innamoro' a tal punto che per un periodo interruppe le razzie e la chiese in sposa.
I genitori di Marta,cristiani devoti, erano assolutamente contrari al matrimonio della figlia con il moro musulmano, e così decisero di nasconderla in un luogo segreto.
Egli perse la testa e per vendetta ricominciò con i suoi seguaci, i feroci saccheggi che divennero ancor più sanguinolenti che prima. (Secondo una variante di questa leggenda Hassam sfido a duello il padre di Mata per averne la mano).
Nessuno più aveva coraggio ad’uscir di casa da solo la sera, e a causa del terrore causato da Hassam, il padre e la madre di Mata decisero per maggior sicurezza di portare di nascosto la figlia in un podere di loro possedimento.
Hassam per lungo tempo non rivide più la ragazza di qui si era innamorato, finché mandando i suoi uomini alla ricerca, per mezzo di promesse e torture riuscì a scoprire dove Mata era nascosta e a rapirla, conducendola al suo rifugio segreto nascosto in quelli che oggi sono chiamati colli S. Rizzo.
Marta si chiuse in un interminabile silenzio che fu interrotto dalla conversione di Hassam al cristianesimo: il nome cristiano di Hassam fu Grifo, tramutato poi in Grifone per la sua statura.


Marta osservando il miracoloso cambiamento di Grifone, cominciò pian piano a corrispondere quel sentimento amoroso che Grifone provava già da tempo. Poco dopo i due si sposarono e secondo leggenda ebbero una prole tanto numerosa da attribuirgli la nomina di progenitori e fondatori di Messina.
Secondo un’altra versione della leggenda, il termine Grifone diventa un dispregiativo per indicare la popolazione Greca che nel periodo medioevale deteneva il potere giudiziario, politico e amministrativo a Messina. Con l’intervento del re inglese Riccardo Cuor di Leone a fianco dei Messinesi, Messina riacquistò la sua libertà, e dopo questa rivolta nel riferirsi alla componente rivale si usò il termine “Mata-Grifone”, dall’uninone del verbo latino “maetere” e dallo spagnolo “matare” entrambi corrispondenti ad “ammazzare” più Grifone, che come già detto pareva riferirsi alla popolazione greca.
Secondo quest’ultima versione della leggenda, dopo la rivolta, si prese l’usanza si rappresentare il gigantesco Grifone come uno dei principi sconfitti e Mata come la stessa città di Messina che conduce il Grifone in stato di sottomissione.


Questa storia  viene rievocata durante la festività che ha luogo il 13 ed il 15 di agosto.

Grifone e' rappresentato come un baldo cavaliere che cavalca uno stallone nero, un tempo bianco, ha una bellissima testa di moro, incoronata con foglie di alloro e ornata da orecchini a mezzaluna. Indossa una corazza sopra una corta tunica bianca bordata in oro. Nella mano destra impugna una mazza di metallo, con la sinistra tiene le redini e al braccio ha uno scudo ovale al cui interno vi sono raffigurate tre torri nere su sfondo verde,simbolo dei tre porti messinesi. Porta al fianco una bella spada la cui elsa è ornata da una testa di leone e da due teste di uccelli rapaci. Sulle sue spalle, un mantello di velluto rosso. Il colore della sua pelle ha fatto attribuire antichissime origini etiopi al mitico fondatore di Zancle oltre a qualche legame con alcune tradizioni arabe. Il suo matrimonio con una donna bianca ha certo un significato emblematico per una città al centro del Mediterraneo.




Mata, su un destriero bianco, un tempo scuro, simboleggia l'elemento indigeno. La tradizione la vuole nativa di Camaro, antico quartiere cittadino sull'omonimo torrente. La testa è un rifacimento eseguito dallo scultore Mariano Grasso nel 1958. Presenta sul capo una corona con tre torri, sicuramente le torri dell'antico castello di Matagrifone, oltre che ramoscelli e fiori; dalle orecchie le pendono orecchini d'oro. Indossa una corazza di colore azzurro con ricami in oro sopra una veste bianca che le copre le ginocchia; porta ai piedi calzari con stringhe intrecciate. Sulle spalle un mantello di velluto blu.


Le statue equestri, nel corso dei secoli, sono state identificate con varie figure della mitologia: Kronos e Rhea, Saturno e Cibele,  Cam e Rea, Zanclo e Rea, Mata e Grifone. Sulla loro genesi le tesi sono diverse. E' tuttavia molto probabile che la loro origine sia da collocarsi intorno alla fine del XVI sec., in un momento in cui si era di nuovo inasprita la rivalità tra Messina e Palermo, che si contendevano il ruolo di capitale.  Nel 1591 Filippo II ordinò che il Vicere risiedesse a Messina per 18 mesi ogni triennio. In questi anni le due città facevano a gara nell'esibire titoli e privilegi che potessero far prevalere l'una su l'altra. Nel 1547 in contrada Maredolce, a Palermo furono rinvenute delle ossa gigantesche, probabili resti dell'antica fauna che aveva popolato l'Isola in epoca preistorica (elefanti nani e ippopotami). Questo ritrovamento fece asserire ai Palermitani che la loro città era stata fondata da "Giganti", quindi in epoca assai remota, e ciò le arrecava un maggior prestigio rispetto alla città dello Stretto.

Forse fu per reazione a queste pretese che il Senato di Messina ordinò la costruzione delle due statue. E' possibile che la statua di Zanclo, chiamato  poi Grifone dagli inizi del 1800, sia stata costruita poco prima di quella della compagna. Il primo a parlarne, Francesco Maurolico, matematico ed erudito messinese,  cita infatti solo il gigante.
La loro costruzione comunque è attribuita al fiorentino Martino Montanini, allievo del Montorsoli che in città eseguì anche le splendide fontane di Orione e del Nettuno.


Mata e Grifone sono due colossali statue equestri lignee, cave all'interno, che superano gli otto metri d'altezza. L'attuale posizione, a cavallo, risale al 1723 anche se fu solo negli anni '50 di questo secolo che le zampe dei cavalli furono completate e i due giganti caricati su carrelli con ruote per essere trainati più facilmente.
Nella loro originaria costruzione venivano sollevate e portate a spalla con un andamento traballante che imitava la cavalcata. Le due statue hanno ricevuto vari restauri, Mata fu rifatta per intero, dopo essere stata irrimediabilmente danneggiata nel sisma del 1783, dopo il terremoto del 1908 e in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, fino all'ultimo intervento del 1986.




Altra leggenda vuole collegare il mito di Mata e Grifone a Riccardo Cuor di Leone Secondo gli storici l'intervento a Messina del re inglese si ebbe per la secolare rivalità tra la comunità greca dei Griffones, influente e dispotica, che deteneva il potere politico, giudiziario ed amministrativo e il Latini. I Griffones  temevano tutti gli stranieri e sopraffacevano gli altri abitanti soprattutto i Latini, che invece, grazie a Re Riccardo, riacquisiranno la propria identità e la propria libertà. Riccardo soggiornando a Messina costruì un’imponente opera architettonica che è  la Rocca Guelfonia o Matagrifone, che si eleva sulla collina omonima e  domina la città. Dall’unione del verbo latino  latino maetere=ammazza e Grifoni=greci, detto in senso, dispregiativo deriverebbe il nome di Matagrifoni ovvero Ammazzagreci poiché il Re Riccardo aveva in grande avversione la componente greca della città.


Nel 1993 è stata ripresa la tradizione, interrotta più volte dal 1909, di farli seguire da un'altra macchina che rappresenta un cammello o Cammellacio. Per alcuni rievocherebbe l'entrata a Messina di Ruggero d'Altavilla sul dorso di un dromedario dopo la sconfitta degli arabi; per altri il predone arabo che esigeva i tributi al popolo ma questa e' un'altra leggenda...



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